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giovedì 18 settembre 2014

Scozia indipendente?

Oggi un referendum di portata storica chiama gli scozzesi a decidere se separarsi o meno dall'Inghilterra: tra poche ore sapremo se, dopo oltre 300 anni, la Scozia diventerà uno Stato indipendente, come recita la stringata domanda stampata sulle schede: "Should Scotland be an independent country?".

Se alla base della ricerca di indipendenza ci sono motivazioni sane e la richiesta adotta metodi pacifici, non sono sono contrario a priori. In altri casi, quando il secessionismo parte da fini egoistici o motivazioni razziste (la Lega, tanto per dire), sono ovviamente contrario. Non mi sembra che prevalga l'egoismo dietro lo "storico" indipendentismo scozzese, anche se le fonti sono discordi sulle conseguenze economiche di un'eventuale secessione per la Scozia, sia per i paesi dell'attuale Regno Unito sia per l'Europa. Una vittoria del "SI" potrebbe inoltre rafforzare movimenti indipendentisti meno nobili e pacifici.

L'Economist ha sottolineato come, sebbene il Regno Unito si trovi di fronte a una scelta traumatica, non ci siano segnali di forte mobilitazione. Nelle piazze non si vedono cortei di "secessionisti" o di "unionisti". Sembrano più accesi i VIP britannici, che si dividono tra le due fazioni. L'attore Sean Connery, il tennista Andy Murray e il gruppo musicale Franz Ferdinand sono scozzesi separatisti, così come l'inglese Steven Morrissey, ex cantante degli Smiths, che ritiene stupida e superata l'idea stessa del Regno Unito. La cantante Annie Lennox (leader degli Eurythmics e autrice di “Sweet dreams") non è schierata apertamente: "Se la Scozia fosse indipendente si potrebbe creare una società più egualitaria [...] Ci sono vantaggi e probabilmente svantaggi per una e per l’altra opzione. Bisogna soppesarli bene e poi decidere". L'allenatore scozzese Alex Ferguson  e i musicisti inglesi David Bowie, Paul McCartney e Mick Jagger sono contrari alla separazione, così come il calciatore londinese David Beckham e l'autrice scozzese JK Rowling, creatrice di Harry Potter: "I sostenitori del Sì stanno creando illusioni poco realistiche, dipingendo la Scozia indipendente come 'un favoloso incrocio tra Norvegia e Arabia Saudita', un’utopia socialista in cui il petrolio non finirà mai".


IL CAMMINO VERSO IL REFERENDUM
La procedura che oggi vedrà l'atto finale è iniziata con l'Accordo di Edinburgo, firmato il 15 ottobre 2012 dal premier britannico David Cameron e dai vertici del governo scozzese: il segretario di Stato Michael Moore, il primo ministro Alex Salmond e la sua vice Nicola Sturgeon. A seguito dell'accordo, un disegno di legge, lo Scottish Independence Referendum Bill, ha stabilito stabilire le modalità di svolgimento del referendum: è stato presentato il 21 marzo 2013 al Parlamento scozzese e approvato il 24 novembre.

I sondaggi danno un testa a testa (52/48 o 51/49) a favore del "no", con costante rimonta dei separatisti (che hanno rimontato 20 punti percentuali in poche settimane). Sono iscritti alle liste elettorali 4.285.323 elettori, il 97% degli aventi diritto (i residenti in Scozia che abbiano compiuto i 16 anni). Per separare dopo 307 anni la Scozia dal Regno Unito é sufficiente una maggioranza semplice. La Scozia, in ogni caso, resterebbe nel reame del Commonwealth delle Nazioni, come il Canada e l'Australia, monarchie parlamentari che hanno come Capo di Stato la regina d'Inghilterra.


RISVOLTI ECONOMICI
Le analisi economiche rivelano un peso economico della Scozia maggiore di quanto non si pensi. Se il PIL scozzese vale l'8% del totale del Regno Unito, ben l’85% dei giacimenti di petrolio e gas naturale del Regno Unito sono nel Mare del Nord, in territorio scozzese. Royal Bank of Scotland e i Lloyds, due delle maggiori istituzioni finanziarie del Regno Unito hanno sede in Scozia e valgono 10 volte il PIL di quella nazione.
Alex Salmond, primo ministro e leader del partito nazionalista scozzese, ha ribadito che, in caso di secessione, la Scozia ha tutto il diritto di utilizzare la sterlina. Lo ha ammesso anche Alistair Darling, leader del movimento unionista "Better together", vanificando uno dei maggiori timori delle banche d’investimento: l'assenza di una banca centrale (e dunque di un prestatore di ultima istanza) e di un sistema di pagamento, e l’innalzamento del premio per il rischio. Problemi che il mantenimento della sterlina eliminerebbe.

Union Jack o Union flag
Union Jack - La bandiera del Regno Unito "Scozia compresa"

L'UNION JACK, I SEX PISTOLS E DYLAN DOG
Il refendum potrebbe impattare anche sulla Union Jack (o Union Flag, come la chiamano i puristi secondo cui il termine Jack deriva da "bandiera di bompresso" e dunque il nome più celebre si riferisce al solo uso sulle navi). La bandiera del Regno Unito è infatti composta da quella inglese, la croce di san Giorgio (croce rossa su campo bianco), quella scozzese, la croce di sant'Andrea (croce bianca diagonale - decussata - su campo blu) e la bandiera dell'Irlanda unita, la croce di san Patrizio (croce rossa diagonale - decussata - su campo bianco). In caso di secessione, teoricamente il Regno Unito dovrebbe adottare un bandiera senza lo sfondo blu (la parte bianca rimarrebbe - immagino - in quanto sfondo delle altre croci). 
Siccome ormai i fumetti hanno preso in ostaggio il blog, li infilo anche in questo post. Secondo l'anticipazione fornita da Roberto Recchioni, il referendum di oggi mette in forse anche la copertina del n. 339 di Dylan Dog, "Anarchia in Inghilterra": la cover cita la celeberrima "Anarchy in the U.K." dei Sex Pistols ed è caratterizzata da una Union Jack che da domani potrebbe andare in pensione...

La copertina di Anarchia in Inghilterra - n. 339 di Dylan Dog
La copertina del numero 339 di Dylan Dog - per adesso
Fonte: badcomics.it

La copertina del singolo "Anarchy in the U.K."
La copertina del singolo "Anarchy in the U.K." dei Sex Pistols
Fonte: sexpistolsofficial.com


Massimo

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