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lunedì 14 luglio 2014

Un eroe borghese

"Infelice il Paese che ha bisogno di eroi" fa dire Bertold Brecht a Galileo. Spesso viene tradotto "Felice il Paese che non ha bisogno di eroi", ma l'originale è "Unglücklich das Land, das Helden nötig hat" ("Infelice la terra che ha bisogno di eroi").  

Senza volermi lanciare in un'analisi sulla felicità del Paese, credo comunque che la crisi, non solo economica, ma di valori, faccia sì che il nostro Paese abbia bisogno di ripartire cambiando impostazione, ispirandosi a forti figure di riferimento, persone che in qualche modo abbiano vissuto eroicamente, a costo della vita, l'onestà e la dedizione al bene comune. Giorgio Ambrosoli era uno di questi. Rispetto ad altri eroi, come Falcone e Borsellino, di Ambrosoli si parla poco. Il trentacinquesimo anniversario della sua morte è un'occasione per farlo. 

Giorgio Ambrosoli (da http://it.wikipedia.org)

Nel settembre 1974 il governatore della Banca d'Italia Guido Carli nominò l'avvocato milanese Giorgio Ambrosoli commissario liquidatore della Banca Privata Italiana. Era il cuore dell'impero finanziario del banchiere siciliano Michele Sindona - legato alla P2 e alla mafia - e da questi portata sull'orlo del crack. Ambrosoli doveva esaminare, districandosi tra le numerose falsità contabili, la situazione economica prodotta dall’intricato intreccio tra la politica, alta finanza, massoneria e criminalità organizzata siciliana. Una delle tante pagine oscure della storia italiana del dopoguerra. 

Nel corso dell'indagine Ambrosoli ricevette numerose telefonate anonime di minaccia (si scoprì successivamente che l'autore era Giacomo Vitale, massone e mafioso), mirate in particolare a fargli ritrattare la testimonianza data ai giudici americani che indagavano su una vicenda intrecciata alla BPI, il crack del Banco Ambrosiano. Nonostante le pressioni politiche e le minacce di morte, l'avvocato concluse la sua inchiesta: il 12 luglio 1979 avrebbe dovuto sottoscrivere una dichiarazione formale. Ma la sera prima di deporre Ambrosoli venne avvicinato sotto casa dal sicario William Joseph Aricò, che gli disse "Mi scusi avvocato Ambrosoli" e lo uccise sparandogli con una 357 Magnum. Aricò era stato  ingaggiato da Sindona, fatto venire dall'America e pagato con 25.000 dollari in contanti ed un bonifico di 90.000 dollari su un conto bancario svizzero.



Dalla telefonata fatta da Aricò ad Ambrosoli poco prima dell'omicidio: "E dopo noialtri ci rivediamo, lo vengo a salutare di persona [...] Lei è una persona a posto, per cui non mi sento, diciamo, di poter fare del male a lei se prima non sono sicuro. Mi sono spiegato?"

Nessuna autorità pubblica presenziò ai funerali di Ambrosoli, ad eccezione di alcuni esponenti della Banca d'Italia. Un'assenza pesante da parte di uno Stato colpevole di non aver protetto un suo integerrimo servitore nonchè vittima annunciata, di uno Stato in parte coinvolto nei loschi affari e nelle dinamiche che portarono all'omicidio.

Nel 1975, quattro anni prima di morire, Ambrosoli aveva scritto alla moglie una lettera in cui prevedeva il "caro prezzo” da pagare:
“Anna carissima, è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I., atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E’ indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il Paese. Ricordi i giorni dell’Umi [Unione monarchica italiana], le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito.

Con l’incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del Paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [...] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell’altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (…)
Giorgio”

Nel 1981, con la scoperta delle carte di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi, venne confermato il ruolo della loggia massonica P2 nei tentativi di salvare Sindona. Nel 1982 venne arrestato a Philadelfia William Aricò, che morì due anni dopo cadendo dal nono piano del carcere. Nel 1986 a Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci (un trafficante d'armi che aveva messo in contatto il banchiere con il killer) furono condannati all'ergastolo per l'uccisione dell'avvocato Ambrosoli. Nello stesso anno Sindona morì per una tazzina di caffè avvelenata, nel carcere di Voghera. Nel 1991 Corrado Stajano pubblicò il libro "Un eroe borghese" - dedicato all'avvocato Ambrosoli - e nel 1995 ne venne tratto il film omonimo di Michele Placido. Nel 2009 Umberto Ambrosoli, scrisse "Qualunque cosa succeda", ricostruzione della vicenda del padre "sulla base di ricordi personali, familiari, di amici e collaboratori e attraverso le agende del padre, le carte processuali e alcuni filmati dell'archivio RAI". 


Massimo

2 commenti:

Federico Tomassetti ha detto...

Questi sono veri eroi.

Massimo Sola ha detto...

Indubbiamente. Molto più dei vari Messi, Conte & C, cui - io per primo - dedichiamo più attenzione...

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