Un anno fa, all'una di notte del 6 dicembre 2007, prendeva fuoco la linea 5 dell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino (corso Regina Margherita 400). Il primo operaio moriva immediatamente, altri 6 venivano ricoverati e morivano nel giro di un mese.
L'incidente è diventato il simbolo di tutte le morti sul lavoro, per la drammaticità della scena, - una scena "dantesca", olio bollente che ha provocato ustioni terribili - per l'importanza della ditta e del luogo, e perché sono emerse rapidamente gravissime e consapevoli violazioni delle norme di sicurezza. Da quel giorno l'opinione pubblica, aiutata dai giornali che hanno iniziato ad affrontare l'argomento con maggiore frequenza e clamore, ha preso atto di un terribile dato statistico: ogni giorno in Italia 4 persone muoiono sul posto di lavoro. In molti casi perché non viene osservata la normativa sulla sicurezza (allora il Decreto Legislativo 626/94, e da quest'anno il Decreto Legislativo 81/2008): spesso il rispetto delle normative metterebbe l'impresa "fuori mercato". La maggior parte degli incidenti avviene nei cantieri, coinvolgono persone che lavorano in nero e "non risultano".
Si può probabilmente parlare di discriminazione tra l'incidente della Thyssen e tutti gli altri. I media hanno dato un grande risalto alla vicenda dell'acciaieria; la città di Torino si è mobilitata per le vittime e i loro parenti, annunciando ammortizzatori sociali. Il primo luglio scorso i familiari delle sette vittime hanno accettato l'accordo con l'azienda per il risarcimento del danno, complessivamente 12 milioni e 970 mila euro. Con l'accordo, i familiari rinunciano al diritto di costituirsi parte civile nel processo ai dirigenti. L'unico sopravvissuto all'incidente, Antonio Boccuzzi, diventato una star mediatica, è stato candidato ed eletto in Parlamento nelle file del PD.
Ma, appunto, ogni giorno 4 persone muoiono sul lavoro, e per 4 famiglie incomincia una tragedia. Avranno la stessa "rete di protezione"?
Nella mattinata di sabato scorso, nell'anniversario dell'incidente, un corteo di circa 2000 persone è partito dai cancelli della Thyssenkrupp. Ad aprirlo, alle ore 11, l'associazione ''Legami d'acciaio'' nata dagli ex dipendenti della ditta. Boccuzzi ha sottolineato l'assenza del Governo e di Confindustria alle celebrazioni in memoria delle vittime della Thyssen. Oltre allo striscione ''Basta morti sul lavoro'', una parte dei manifestanti ha chiamato ''Assassini'' le aziende colpevoli di violare le misure di sicurezza. ''Bisogna chiamarli con il loro nome - è il commento di Ciro Argentino, ex delegato della acciaieria torinese - quella della Thyssen e' stata una strage dovuta alla voglia di profitto''.
L'incidente è diventato il simbolo di tutte le morti sul lavoro, per la drammaticità della scena, - una scena "dantesca", olio bollente che ha provocato ustioni terribili - per l'importanza della ditta e del luogo, e perché sono emerse rapidamente gravissime e consapevoli violazioni delle norme di sicurezza. Da quel giorno l'opinione pubblica, aiutata dai giornali che hanno iniziato ad affrontare l'argomento con maggiore frequenza e clamore, ha preso atto di un terribile dato statistico: ogni giorno in Italia 4 persone muoiono sul posto di lavoro. In molti casi perché non viene osservata la normativa sulla sicurezza (allora il Decreto Legislativo 626/94, e da quest'anno il Decreto Legislativo 81/2008): spesso il rispetto delle normative metterebbe l'impresa "fuori mercato". La maggior parte degli incidenti avviene nei cantieri, coinvolgono persone che lavorano in nero e "non risultano".
Si può probabilmente parlare di discriminazione tra l'incidente della Thyssen e tutti gli altri. I media hanno dato un grande risalto alla vicenda dell'acciaieria; la città di Torino si è mobilitata per le vittime e i loro parenti, annunciando ammortizzatori sociali. Il primo luglio scorso i familiari delle sette vittime hanno accettato l'accordo con l'azienda per il risarcimento del danno, complessivamente 12 milioni e 970 mila euro. Con l'accordo, i familiari rinunciano al diritto di costituirsi parte civile nel processo ai dirigenti. L'unico sopravvissuto all'incidente, Antonio Boccuzzi, diventato una star mediatica, è stato candidato ed eletto in Parlamento nelle file del PD.
Ma, appunto, ogni giorno 4 persone muoiono sul lavoro, e per 4 famiglie incomincia una tragedia. Avranno la stessa "rete di protezione"?
Nella mattinata di sabato scorso, nell'anniversario dell'incidente, un corteo di circa 2000 persone è partito dai cancelli della Thyssenkrupp. Ad aprirlo, alle ore 11, l'associazione ''Legami d'acciaio'' nata dagli ex dipendenti della ditta. Boccuzzi ha sottolineato l'assenza del Governo e di Confindustria alle celebrazioni in memoria delle vittime della Thyssen. Oltre allo striscione ''Basta morti sul lavoro'', una parte dei manifestanti ha chiamato ''Assassini'' le aziende colpevoli di violare le misure di sicurezza. ''Bisogna chiamarli con il loro nome - è il commento di Ciro Argentino, ex delegato della acciaieria torinese - quella della Thyssen e' stata una strage dovuta alla voglia di profitto''.
Massimo
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