Si è dimesso il presidente pakistano Pervez Musharraf, in carica dal colpo di stato del 1999. Personaggio contraddittorio, giudicato dagli americani un grande alleato nella lotta al terrorismo, ma sospettato di avere legami stretti proprio con il terrorismo islamico, nei giorni scorsi Musharraf era stato accusato da al-Zawahiri, numero due di Bin Laden, di essere uno dei peggiori nemici degli islamici. Ora Musharraf è stato scaricato dai suoi alleati politici in Pakistan - uno dei partiti alleati si è astenuto dal voto sull'impeachment - e dall'Occidente. Mushahid Hussain, del Pakistan Muslim League, partito del presidente, ha spiegato all'Associated Press che le dimissioni comportano il reintegro dei giudici rimossi lo scorso novembre.
Nei giorni scorsi i partiti di governo avevano chiesto l'impeachment per il presidente, accusato di aver violato la costituzione, di aver gestito male l'economia del Paese e di aver imposto arbitrariamente lo stato di emergenza alla fine del 2007. Si era già ipotizzato l'impeachment a febbraio, quando il generale non si era dimesso nonostante la pesante sconfitta subita dal suo partito alle elezioni: gli avversari politici non riconoscevano la sua carica, acquisita quando era comandante dell'esercito.
I leader della coalizione di governo si riuniscono in questi giorni ad Islamabad, nella residenza di Asif Ali' Zardari, per discutere delle elezioni presidenziali, del futuro dell'ex presidente, per il quale l'ipotesi dell'esilio sembra la più probabile, nonché del ripristino dei giudici del Tribunale Supremo, deposti a novembre da Musharraf.
Oltre ad Asif Ali' Zardarl, vedovo di Benazir Bhutto e leader del Partito del Popolo, partecipano Nawaz Sharif della Lega Musulmana-N, Asfandyar Wali Khan del partito nazionale Awami e Fazal Ur Rehman della formazione religiosa Jui-F.
Differenti le posizioni da conciliare: la Lega di Sharif, infatti, vuole per l'ex presidente il processo per "tradimento" e chiede di nominare il suo successore; posizione ambita anche dalla formazione di Zardari. Non si esclude l'ipotesi di un nuovo candidato donna.
Permangono instabilità e tensione in un paese di 170 milioni di abitanti, dotato di arsenale atomico, stretto fra integralismo islamico, terrorismo, esercito e servizi segreti deviati. Anche i leader rimasti in campo con l'allontanamento di Musharraf non lasciano ben sperare: Zardari è tanto corrotto da poter "vantare" il titolo di "Signor 10%" (con riferimento all'entità delle tangenti intascate), Sharif è legato all'integralismo islamico ed è stato a sua volta condannato per corruzione e tradimento (si tratta comunque di un'accusa mossa dalla giunta militare insediatasi con il golpe del 1999, dunque non particolarmente attendibile).
Nei giorni scorsi i partiti di governo avevano chiesto l'impeachment per il presidente, accusato di aver violato la costituzione, di aver gestito male l'economia del Paese e di aver imposto arbitrariamente lo stato di emergenza alla fine del 2007. Si era già ipotizzato l'impeachment a febbraio, quando il generale non si era dimesso nonostante la pesante sconfitta subita dal suo partito alle elezioni: gli avversari politici non riconoscevano la sua carica, acquisita quando era comandante dell'esercito.
I leader della coalizione di governo si riuniscono in questi giorni ad Islamabad, nella residenza di Asif Ali' Zardari, per discutere delle elezioni presidenziali, del futuro dell'ex presidente, per il quale l'ipotesi dell'esilio sembra la più probabile, nonché del ripristino dei giudici del Tribunale Supremo, deposti a novembre da Musharraf.
Oltre ad Asif Ali' Zardarl, vedovo di Benazir Bhutto e leader del Partito del Popolo, partecipano Nawaz Sharif della Lega Musulmana-N, Asfandyar Wali Khan del partito nazionale Awami e Fazal Ur Rehman della formazione religiosa Jui-F.
Differenti le posizioni da conciliare: la Lega di Sharif, infatti, vuole per l'ex presidente il processo per "tradimento" e chiede di nominare il suo successore; posizione ambita anche dalla formazione di Zardari. Non si esclude l'ipotesi di un nuovo candidato donna.
Permangono instabilità e tensione in un paese di 170 milioni di abitanti, dotato di arsenale atomico, stretto fra integralismo islamico, terrorismo, esercito e servizi segreti deviati. Anche i leader rimasti in campo con l'allontanamento di Musharraf non lasciano ben sperare: Zardari è tanto corrotto da poter "vantare" il titolo di "Signor 10%" (con riferimento all'entità delle tangenti intascate), Sharif è legato all'integralismo islamico ed è stato a sua volta condannato per corruzione e tradimento (si tratta comunque di un'accusa mossa dalla giunta militare insediatasi con il golpe del 1999, dunque non particolarmente attendibile).
Massimo
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