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mercoledì 28 maggio 2008

Opposizione dura - Tassati e multati per mantenere Rete 4?

Il temuto consociativismo, l'"inciucio" tra PD e PDL, per ora non si è visto. Sul decreto di conversione sulle infrazioni comunitarie, la maggioranza è stata battuta ieri alla Camera su un emendamento governativo secondario. Complici certamente le molte assenze del centrodestra, "ma anche" un atteggiamento intransigente del PD (e IdV) riguardo un provvedimento confezionato per "legittimare", si fa per dire, il perpetrarsi del furto di Rete 4, che da anni usurpa le frequenze assegnate a suo tempo ad Europa 7. Il premier, dopo la magra figura (amplificata dall'ampiezza della maggioranza uscita dalle urne), ha telefonato al capogruppo PDL, Cicchitto (anch'egli assente durante il voto), e al ministro della Attività produttive, Scajola, ammonendo: "Non è possibile, non è accettabile che al primo voto importante si faccia questa figuraccia". Appunto, salvaguardare gli interessi dell'azienda è la missione politica di Berlusconi, e di conseguenza il compito affidato ai suoi adepti.
Tra i 104 assenti, i ritardatari della buvette (beffati dal repentino ritiro di molti "iscritti a parlare", che ha impedito loro di rientrare in tempo per il voto), qualche scontento rimasto a secco dopo le nomine di sottosegretari e presidenti di commissione, nonchè qualcuno "pescato" per le vie del centro a far shopping.
Il decreto comprende anche gli emendamenti del governo su Rete4 (regolarizzando il possesso delle frequenze analogiche) e sulla convenzione fra concessionarie autostradali fra le quali Autostrade per l'Italia, del gruppo Atlantia, e l'Anas. L'opposizione sta facendo ostruzionismo contestando in particolare la sanatoria per l'emittente Mediaset di proprietà del premier, che consentirebbe di rinviare al 2012 il suo trasferimento dall'etere al satellite.


Paolo Romani, sottosegretario allo Sviluppo Economico, ha presentato una modifica dell'emendamento al decreto legge 'salva-infrazioni' in due punti, "accogliendo in parte le richieste venute dal Pd, in particolare dal capogruppo in commissione Trasporti Michele Meta". Le "modifiche tecniche" sono state però giudicate dal PD "assolutamente marginali, una toppa peggiore del buco, che non incidono sulla sostanza".

Per lo stesso Michele Meta e per Roberto Zaccaria, ex presidente RAI, il punto è la necessità di una norma che non permetta "l'automatico passaggio delle frequenze dall'analogico al digitale agli stessi soggetti, quando invece bisognava attuare una redistribuzione tra più operatori [...] una norma che deve rispondere alle richieste della Ue, modificando l'attuale regime, e che invece non trova riscontro nel decreto del governo".

Il decreto aggiunge due ulteriori criticità: "Alla vigilia del pronunciamento del Consiglio di Stato sulla vicenda Europa7 - spiega Zaccaria - un provvedimento di legge ribadisce che l'attuale normativa è valida. E' chiaro che si vuole incidere su quello che sarà il pronunciamento della magistratura amministrativa". Inoltre si assiste a una "espropriazione di poteri all'Autorità per le Comunicazioni: affidando a un decreto non avente natura regolamentare il programma di attuazione del piano di assegnazione delle frequenze digitali - sottolinea Meta - diventa invasivo fino a colpire l'autonomia dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni. Autorità che è stata scelta proprio per sottrarre questo potere al governo e garantire il pluralismo".

Problemi per la maggioranza anche stamattina: su un altro emendamento governativo, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha preso tempo prima di indire la votazione, aiutato dal relatore del provvedimento, Gioacchino Alfano, che con il suo lungo intervento ha permesso ai responsabili dei gruppi di centrodestra di andare a caccia di parlamentari nel Palazzo. "Recuperati" una trentina di parlamentari è stata indetta la votazione e l'emendamento è passato.
Domani dovrebbe passare il decreto, presumibilmente con una versione più gradita a PD-IdV. Una vittoria significativa per un'opposizione numericamente debole e contestata a priori dagli "oppositori extra-parlamentari".


E' doveroso ricordare che per il "gentile omaggio" al Cavaliere, dal 1° maggio stiamo pagando 350.000 euro al giorno di multa, oltre agli arretrati dall'01/01/2006. Se Berlusconi dovesse durare al governo per 5 anni, come fa notare Beppe Grillo sul blog, a fine mandato questo furto in barba alle sentenze nazionali e comunitarie avrà sottratto quasi un miliardo di euro alle nostre tasche. Adesso basta!

Massimo

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