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lunedì 25 febbraio 2008

La rivincita degli attori europei (e Mr. 4000 incombe)

Oggi si assegnerà il premio Mr. 4000, un po' in sordina rispetto al "3001 odissea nel ciberspazio". Passando a frivolezze più celebri, questa notte sono stati assegnati gli Oscar.
I fratelli Coen con "Non è un Paese per vecchi" hanno fatto il pieno, con 4 statuette "pesanti": migliore film, migliore regia e migliore sceneggiatura non originale, nonché miglior attore non protagonista. Festa anche per gli attori europei che hanno fatto l'en plein: migliore attore il britannico Daniel Day-Lewis ("Il petroliere"), migliore attrice la francese Marion Cotillard (Edith Piaf in "La vie en rose", film ingnorato in Italia la scorsa primavera), miglior attore non protagonista lo spagnolo Javier Bardem ("Non è un paese per vecchi"), migliore attrice non protagonista la scozzese Tilda Swinton ("Michael Clayton"). Onore anche agli italiani: Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo hanno vinto il premio per la migliore scenografia ("Sweeney Todd" del maestro Tim Burton), bissando il successo del 2005 ("The Aviator"); Dario Marianelli ("Espiazione") ha ricevuto la statuetta per la migliore colonna sonora originale. Niente da fare per il torinese Andrea Jublin, in gara per il migliore cortometraggio con "Il supplente". Durante la cerimonia sono stati ricordati Michelangelo Antonioni, Ingmar Bergman e Heath Ledger, scomparsi di recente.



Il film dei Coen l'anno scorso era stato snobbato a Cannes, dove fu giudicato «di genere», a metà tra western e thriller, e non ottenne alcun riconoscimento. Ambientato nel 1980, "Non è un Paese per vecchi" racconta l'arrivo di Llewelyn Moss, veterano del Vietnam, sulla frontiera tra Texas e Messico, poco dopo una resa dei conti fra trafficanti: il ritrovamento di una borsa con 2 milioni di dollari lo renderà oggetto di una caccia sanguinosa sulle rive del Rio Grande, da parte dello sceriffo Bell (Tommy Lee Jones) e di Anton Chigurh (Javier Bardem) uno psicopatico armato di bombola a pressione e fucile a pompa. I fratelli Coen, che di solito non vanno per il sottile, riconobbero già a Cannes: «È vero - dissero -, forse è il film più duro che abbiamo mai fatto».

Massimo

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