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domenica 30 dicembre 2007

L'assassinio di Benazir Bhutto e il caos pakistano

Il 27 dicembre scorso è stata assassinata Benazir Bhutto, ex primo ministro pakistano (dal 1988 al 1990 e dal 1993 al 1996), prima donna a guidare una nazione musulmana. Rientrata da poco da un esilio volontario di 8 anni, guidava l'opposizione ed era candidata favorita alle elezioni programmate per l'8 gennaio prossimo, probabilmente rinviate in seguito all'attentato.

UNA FIGURA FORTE E SC0MODA
Una figura forte, speranza per la democrazia, se non altro in quanto donna leader in un paese islamico particolarmente instabile.
Il suo ritorno aveva sconvolto i piani di integralisti e filotalebani, che puntavano sul logoramento di Musharraf per mettere in atto un progetto eversivo.
All'odio misogino dei fondamentalisti si aggiungono altre motivazioni: le doti di Benazir, il fascino esercitato dalla sua famiglia fra i ceti popolari, il vuoto politico creato da una dittatura prima accettata come il male minore, poi rifiutata perché incapace di sradicare il male peggiore. Benazir Bhutto sembrava la persona in grado di organizzare la volontà di resistenza alla deriva teocratica, e costruire un percorso verso la democrazia.


ACCUSE DI CORRUZIONE, ESILIO, ATTENTATI
Entrambi i suoi mandati vennero interrotti per accuse di corruzione, che nel 1996 coinvolsero anche il marito, Asif Ali Zardari, il quale da ministro veniva chiamato "Mister 10%" per le tangenti che avrebbe preteso dagli uomini d'affari. Fino alla modifica della Costituzione operata nel 2002 da Pervez Musharraf, Benazin Bhutto non poté ricandidarsi, essendo esclusa per legge la possibilità di un terzo mandato. Dopo un esilio volontario di 8 anni, appena rientrata in patria in vista delle elezioni, a ottobre Benazir Bhutto era sopravvissuta a un attentato sulla strada che dall'aeroporto la portava alla capitale Islamabad: la bomba uccise più di 100 suoi sostenitori.

L'ATTENTATO DI GIOVEDI'
Non ce l'ha fatta invece giovedì scorso,
vittima di un attacco suicida a Rawalpindi, a circa 30 chilometri da Islamabad. Nell'attentato sono morte almeno 20 persone e altre 30 sono rimaste ferite. Il kamikaze, dopo aver sparato due volte all'ex premier, si è fatto esplodere all'ingresso principale del luogo dove si erano radunate migliaia di persone per assistere al comizio. Secondo la ricostruzione ufficiale del governo, che accusa i terroristi ed esclude un colpo d'arma da fuoco, l'esplosione avrebbe causato alla Bhutto una ferita mortale alla testa, ma il video diffuso dal canale inglese Channel 4 mostra un uomo avvicinarsi da sinistra all'auto di Benazir Bhutto; la donna, che si sporge dal tetto del veicolo, dopo tre spari, ondeggia prima di accasciarsi all'interno. Infine l'esplosione causata dal terrorista suicida che provoca la morte di decine di persone.



Il governo finora ha citato il rapporto dei medici dell'ospedale dov'è morta la Bhutto, in particolare la radiografia del cranio che escluderebbe tracce di ferita da arma da fuoco, avvalorando l'ipotesi di un trauma cranico letale riportato nel contraccolpo dell'esplosione.
Ma ai giornalisti è arrivata una copia del rapporto medico, che non esclude la morte da proiettile pur citando la ferita nella parte destra del cranio. Per saperne di più occorrerebbe l'autopsia, esclusa da subito, prima dei funerali di venerdì scorso.


UN'ESECUZIONE ANNUNCIATA
Poco prima di essere uccisa Benazin Bhutto aveva detto: “il prossimo obiettivo di Al Qaeda sono io”. Ma il nemico principale, da lei stessa indicato come una dei responsabili di una sua eventuale uccisione, era il generale Pervez Musharraf, ex capo dell'esercito, salito al potere con un golpe e vincitore delle ultime elezioni.

UNA RIVELAZIONE FATALE?
Curiosamente, due mesi fa Benazir Bhutto dichiarò che Bin Laden era stato ucciso, come si può vedere nel video (in particolare da 2'15''). Lasciando forse intendere che era comodo non diffondere la notizia, per consentire la prosecuzione degli interventi militari in corso.


L'ESECUZIONE DEL PADRE
Anche il padre di Benazir, Zulfiqar Ali Bhutto, venne assassinato: Presidente del Pakistan dal 1971 al 1973 e Primo Ministro dal 1973 al 1977, dopo aver cercato la modernizzazione culturale e economica del Paese, l'emancipazione femminile, la riduzione di conflitti e tensioni con gli altri Stati (riconobbe tra l'altro l'indipendenza del Bangladesh), venne deposto da un colpo di stato del Generale Muhammad Zia-ul-Haq, e impiccato nel 1979 per ordine della Corte Suprema sotto la legge marziale, per l'accusa, mai provata, di aver fatto giustiziare un oppositore politico.

ACCUSE AD AL QAEDA, MUSHARRAF, SERVIZI SEGRETI
Il Presidente pakistano Pervez Musharraf ha condannato l'attentato a Benazir Bhutto, compiuto a sua detta da "terroristi islamici", voce confermata da Mustafa Abu al-Yazid, capo delle operazioni dell'organizzazione terroristica al Qaeda in Afghanistan, uno dei fedelissimi del numero due di al-Qaeda, l'egiziano Ayman al-Zawahiri. Tuttavia nei giorni successivi sono arrivate le smentite di Al Qaeda, le dichiarazioni dei collaboratori di Benazin, più orientati verso una pista interna, e in particolare le accuse dei familiari della donna, che puntano il dito direttamente su Musharraf.

Nonostante le dichiarazioni ufficiali, la posizione di Musharraf e del Pakistan nell'appoggiare gli Stati Uniti e la loro "crociata" è ambigua. In particolare a causa dell'ISI, servizio segreto pakistano rivitalizzato negli anni '80 dai soldi della CIA.
Proprio grazie all'ISI, di cui risulta tuttora succube, Pervez Musharraf nel 1999 in seguito a un colpo di stato ha assunto la guida del Paese, divenendone
Presidente il 20 giugno 2001, per essere poi rieletto il 6 ottobre 2007. Nel novembre scorso Musharraf ha dato le dimissioni da capo di Stato Maggiore mantenendo la carica di presidente.
L'ISI finanziò e istruì la resistenza afghana antisovietica - da cui nacque Al Qaeda - poi i talebani e i fondamentalisti wahabiti, di origine saudita; mandò 100 mila dollari a Mohammed Atta nei giorni immediatamente precedenti l'attentato contro le Twin Towers e due giorni prima dell'Undici Settembre fece assassinare Ahmed Shah Massoud, leader dell'Alleanza del Nord, fazione in lotta con i talebani in Afghanistan.

Informazioni che trovano conferma nell'articolo scritto da Amir Madani su Megachip: "L'assassinio rivendicato da al-Qaeda in realtà è il risultato dell'intesa tra quei settori dell'ISI (servizi pakistani) e l'esercito che convivono e spesso gestiscono l'estremismo confessionale, il quale ha prolungamenti e radici ideologico-finanziarie nel wahabbismo e sede nei ricchi sceiccati petroliferi arabi. La stessa Benazir [...] ha denunciato settori eversivi dei servizi e dell'esercito al comando di Musharraf, facendo i nomi dei responsabili".

Al generale golpista Musharraf (anch'egli sotto la minaccia dei suoi colleghi più giovani che hanno un'intesa con gli estremisti taleban e al - Qaeda) rimane il disonore di aver difeso i militari che violentano le donne [...] e anche l'ignominia di 'aver lasciato fare' ai propri generali e agli estremisti taleban di al-Qaeda, un assassinio ampiamente annunciato, per beneficiarne politicamente.

Benazir [...] era [...] la speranza di un intero popolo per uscire dal sistema basato sul feudal-taleban-militarismo, sottoposto ai generali golpisti, gestori del narcotraffico e del traffico nuclerare [...] per porre fine al potere tirannico dei generali golpisti e al protagonismo dei partiti religiosi estremisti che nella storia del Paese 'mai hanno superato 11% dei voti'".

IL PATTO PROPOSTO DA MUSHARRAF

Musharraf, di fronte alla progressiva perdita di potere e credibilità, convinse la Bhutto a tornare dall'esilio proponendole "un matrimonio politico", all'interno del quale si sarebbero spartiti le cariche: Musharraf come capo di Stato, Benazir Bhutto come premier, forte di una scontata vittoria elettorale. Il generale si impegnava inoltre a smorzare l'assolutismo militare da lui stesso imposto nel 1999, sia rinunciando al comando delle forze armate, sia fissando nuove e finalmente libere elezioni, aperte anche ai partiti in precedenza esclusi arbitrariamente, tra cui il Partito popolare pachistano (Ppp) di Benazir Bhutto.

Contro i limiti imposti in precedenza per le elezioni pakistane, si era espresso anche il Parlamento Europeo: il requisito della laurea escludeva il 96% dei pakistani, nonché il 41% dei legislatori del Paese, altre dubbie disposizioni estromettevano alcuni tra i principali candidati, tra cui Benazir Bhutto e Nawaz Sharif.

Il patto proposto alla Bhutto era una scelta dettata dal realismo politico, simile a quello che nel settembre 2001 spinse il generale ad aderire alla coalizione internazionale guidata dagli americani per rovesciare quegli stessi mullah che il Pakistan aveva aiutato a conquistare Kabul. Allora Musharraf rischiava di essere spazzato via assieme ai talebani afghani.

L'ISOLAMENTO DI MUSHARRAF
Sei anni dopo il pericolo viene dal progressivo isolamento, problema assente sia nel 1999, quando, cavalcando l'antipolitica, con un golpe prese il potere in uno Stato in grave crisi dovuta a
inefficienza amministrativa e corruzione, sia nel 2001 quando si "riciclò" come alleato americano, favorito da quanti osteggiavano talebani e fondamentalisti. Ma corruzione e sprechi sono continuati anche sotto la dittatura, e il contrasto all'eversione islamista è stata contraddittoria e inefficace. Musharraf non è riuscito a eliminare gli elementi integralisti presenti nell'esercito e nei servizi segreti. Non ha sostegno popolare, né l'appoggio del mondo finanziario, dei media, delle lobby influenti (come quella giudiziaria). Benazir Bhutto ha cercato di evitare quest'isolamento del presidente - che rischia di dare via libera a regimi peggiori - anche quando il 3 novembre scorso proclamò lo stato d'emergenza, in contrasto con gli accordi presi. Insistendo, Benazir ottenne la revoca dello stato di emergenza e ha lasciato aperto il dialogo fino all'ultimo.

LA POSIZIONE AMERICANA E IL RUOLO STRATEGICO DELLA REGIONE
Benazir Bhutto era probabilmente più gradita agli americani di Musharraf. Non implicata con l'11 settembre, quindi non in condizione di ricattare nessuno (al contrario del generale), e presumibilmente più maneggiabile. Secondo alcuni osservatori, lo scopo americano era di farne l'equivalente pakistano di Karzai, permettendo così agli Stati Uniti, attraverso il controllo dei due Stati e della regione, ostacolare il rifornimento di petrolio arabo delle economie emergenti, India e Cina.
L'attentato è avvenuto all'indomani della intesa raggiunta tra lo stesso Musharraf e il presidente afgano Karzai, che avrebbe dovuto incontrare anche la Bhutto, per una strategia più efficace nella lotta ai Talebani che controllano di fatto il confine tra i due paesi.

E probabilmente anche per altri scopi, meno dichiarati. La realizzazione di un oleodotto lungo il percorso che comprendeva Afghanistan e Pakistan, reso difficoltoso dai talebani, è stato elemento scatenante dell'intervento militare in Afghanistan nel 2001: "quando l'amministrazione Bush andò al potere, decise di dare ai Talebani un' ultima chance. Quest'ultima possibilità si presentò in un incontro di 4 giorni a Berlino nel luglio 2001, che andrebbe menzionato in ogni resoconto realistico di come si arrivò alla guerra in Afghanistan. Secondo il rappresentante pakistano a questo incontro, Niaz Naik, i rappresentanti Usa, cercando di convincere i Talebani a dividere il potere con fazioni amiche degli Usa, dissero: 'O accettate la nostra proposta di un tappeto d'oro o vi seppelliremo sotto un tappeto di bombe'. Naik disse che gli fu detto dagli americani che “le azioni militari contro l' Afghanistan sarebbero iniziate prima che la neve cominciasse a cadere sull'Afghanistan, al massimo per la metà di ottobre. L'attacco Usa all'Afghanistan iniziò di fatto il 7 ottobre, appena i militari poterono essere pronti dopo l'11 settembre. (vedi http://xoomer.alice.it/911_subito/possibili_moventi.htm, nonché fonti meno "cospirazioniste", come il Guardian).



UN PAESE PERICOLOSO
Il Pakistan, il sesto Stato più popoloso al mondo, con arsenale atomico dichiarato (probabilmente responsabile della diffusione della tecnologia bellica atomica nei cosidetti "Stati canaglia"), caratterizzato da forti tensioni interne ed esterne, estremismo islamico, rappresenta una grande e pericolosa incognita per la stabilità internazionale. Nel 2007 è stato il Paese con il più alto numero di attentati in tutto il mondo.
Al Qaeda in Pakistan può contare su basi in Waziristan, nelle zone tribali e in Balucistan. Ma covi di Al Qaeda sono anche nelle grandi città: a Feisalabad e Karachi sono state catturate le menti dell'11 settembre. In Pakistan è stato preso Abu Zubayadah, reclutatore di kamikaze per l'Europa e il Medio Oriente.


A capo del
PPP, Partito del Popolo del Pakistan, andrà il giovane figlio di Benazir, Bilawal Bhutto (mentre il marito ne assumerà temporaneamente la presidenza). Le elezioni legislative, previste inizialmente per il mese prossimo, potrebbero essere rimandate. Il PPP candiderà il braccio destro della Bhutto, Amin Fahim.
Altro avversario di Musha
rraf sarà
Nawaz Sharif, primo ministro pakistano tra il 1990 e il 1993, e tra il 1997 e il 1999, quando il suo governo fu rovesciato dal colpo di Stato militare di Musharraf. Due volte esiliato, Sharif è tornato in patria il 25 novembre scorso e ora guida la Lega musulmana del Pakistan.

La scomparsa di Benazir Bhutto porterà probabilmente gli Stati Uniti ad appoggiare "il male minore", Musharraf, per evitare una guerra civile o una perdurante instabilità. L'opzione Nawaz Sharif è considerata debole e poco gradita: il sunnita, con simpatie wahabite, non avrebbe tra l'altro il controllo sull'esercito necessario a stabilizzare il Paese.



Massimo

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