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venerdì 1 marzo 2019

Primarie PD: sintesi delle mozioni (se vogliamo un Paese normale, votiamo)

Domenica ci sono le primarie del Partito Democratico. Più delle altre volte, è importante andare a votare, anche per chi non è elettore del PD ma si identifica nel centrosinistra, o anche solo vorrebbe un Paese normale. Dopo vado a spiegare perchè.



Fonte: pdprimarie2019.it

Siccome probabilmente alcuni di voi si riconoscono negli ideali del centrosinistra, magari hanno una mezza idea di andare a votare ma non hanno tantissima voglia di leggere le 3 mozioni in formato integrale, il vostro amichevole blogger di quartiere vi segnala i link dove potete trovare le sintesi delle tre mozioni, in modo da farsi un'idea che vada aldilà della simpatia per Nicola Zingaretti (da non confondere con il fratello Luca che intrepreta Montalbano), Maurizio Martina (il Dylan Dog della sinistra) o Roberto Giachetti (il turborenziano che arriva dai Radicali):

Il Dylan Dog del PD e quello vero - Fonte: nextquotidiano.it



Nicola Zingaretti e il fratello Luca "Montalbano" - Fonte: ildubbio.news

(Questa è la più simpatica che ho trovato) Roberto Giachetti sembra apprezzare Maria Elena Boschi (dagli torto...) - Fonte: www.lastampa.it


COME SI VOTA
Domenica 3 marzo si vota, dalle 8 alle 20, per eleggere sia il Segretario sia l’Assemblea nazionale (a ogni candidato è collegata una lista che lo sostiene). Il vostro seggio lo trovate qui, indicando il vostro Comune e il numero del seggio dove votate alle Politiche (è indicato sulla tessera elettorale). Occorre  un documento di riconoscimento valido, la tessera elettorale e un contributo minimo di due euro. Con il documento e il contributo di due euro possono votare anche gli elettori fuorisede, i giovani fra i 16 e i 18 anni, i cittadini italiani residenti all’estero o temporaneamente all’estero, che devono prima registrarsi online (ma le iscrizioni sono chiuse...).
I cittadini comunitari non italiani ed extracomunitari devono portare un documento di riconoscimento o il permesso di soggiorno o la ricevuta di richiesta di rinnovo e (minimo) due euro.


PERCHÉ VOTARE ALLE PRIMARIE
L'importanza di questo appuntamento è data dalla crisi elettorale e di identità del PD: serve una leadership capace e credibile. Non solo per fronteggiare la deriva populista e xenofoba dell'attuale governo, dove l'incompetenza regna sovrana, le promesse elettorali da mantenere (almeno in parte) mortificano il bilancio, la Lega sempre più azionista di maggioranza. Non solo perchè gli attuali sondaggi danno un centrodestra sostanzialmente in grado di governare da solo, con Salvini leader indiscusso.

È necessario che il PD non diventi irrilevante e si riprenda, perchè in qualsiasi democrazia normale, è importante che ci sia una forza progressista sana (ci vorrebbe anche una destra/ala conservatrice sana, ma nella Seconda Repubblica non l'abbiamo vista). Piaccia o no, in Italia l'area riformista coincide con il PD: da anni, alla sua sinistra si alternano cartelli elettorali di breve durata e sotto la soglia dell'ingresso in Parlamento. Ma, come i più attenti di voi avranno percepito, il PD non gode di ottima salute. Da quelle Europee del 2014, in cui Renzi era arrivato al 40% sull'onda degli 80 euro, la musica è decisamente cambiata, non solo per l'ascesa dei populismi.

Il calo di consensi dei partiti socialdemocratici in Europa - Fonte: sentierodigitale.eu

Non è un problema solo italiano, i socialdemocratici sono in crisi ovunque: in Europa i partiti socialisti sono ai minimi storici, sull'est europeo soffia un vento nazionalista e di destra, gli Stati Uniti hanno creduto nel populismo sovranista. Discorso a parte per la Russia - da 20 anni governata da Putin - e per la Cina del Partito Unico.
All'interno di questo difficile contesto internazionale, i consensi del PD sono scesi anche per il personalismo del segretario, disposto a farsi beffe dei corpi intermedi come i sindacati, a inimicarsi settori tradizionalmente amici come operai, dipendenti pubblci e insegnanti, a calpestare la minoranza del partito e giocarsi tutto sulla riforma istituzionale, nonostante il malumore interno, lo scarso appeal della proposta e la grandissima coalizione che si è battuta per il no al referendum. Il Partito si è spaccato, ma i voti non sono andati verso i transfughi quanto in direzione 5 stelle. Il tema sulla ricongiunzione con chi è uscito dal Partito è abbastanza complesso, io a certe condizioni sarei favorevole: non sono d'accordo con chi è uscito, nella consapevolezza di lasciare il PD al suo problema di personalismo e di allontanamento dalla sinistra, ma ne capisco in parte le motivazioni, e ritengo che se il PD supera quella fase, ci siano le condizioni per far rientrare Bersani. E persino D'Alema, però sarebbe bello se smettesse di remare sempre contro :-)

A mio avviso, è ora di ricostruire il partito, riportare la barra a sinistra, trovare un modo efficace di fare opposizione (i parlamentari evidenziano le storture del governo ma l'opinione pubblica non sembra accorgersene), riavvicinare i cittadini parlando di temi concreti e abbandonando le polemiche autoreferenziali. Salvo illuminazioni tra oggi e domani, l'ordine di presentazione dei candidati rispecchia il mio ordine di preferenza, ma penso sia importante, più ancora delle altre volte, dare un segnale forte, superare il milione di votanti, non tanto per "superare Renzi" quanto per iniziare a dare una risposta forte ma democratica al populismo.

Massimo

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