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sabato 26 dicembre 2015

P2 (vintage news)

Nei giorni scorsi Licio Gelli è morto a 96 anni e Tina Anselmi ne ha computi 88. Ripropongo, a distanza di quasi 10 anni, un mio articolo sulla P2 pubblicato dalla Voce del Popolo il 23 marzo 2006. Eravamo vicini alle elezioni politiche - vinte poi da Prodi per un pugno di voti. L'idea era di inquadrare un fenomeno complesso e cercare di capire quanto ancora la "loggia deviata" influisse sulla vita del Paese. Tina Anselmi, presidente della commissione d'inchiesta sulla P2, già ai tempi dell'articolo non rilasciava dichiarazioni sulla questione, ma giudicava scandalosa la mancata riapertura del caso da parte delle autorità competenti, nonostante la loggia fosse una realtà ancora attiva e pericolosa con molti membri ancora alla ribalta.




La storia della massoneria italiana si intreccia con le vicende ancora non risolte del nostro paese dalle stragi agli affari illeciti
Tutti i misteri della P2
Ministri, parlamentari, imprenditori: nel 1981 resi noti gli elenchi della loggia di Gelli

Ministri, parlamentari, imprenditori, i vertici dei servizi segreti, dell'esercito, delle forze armate, della magistratura, della finanza, della Chiesa, i direttori del Tg1 e del Corriere della Sera: nella P2 c'erano tutti. Il 20 maggio 1981 la pubblicazione degli elenchi dagli affiliati alla loggia massonica di Licio Gelli scosse il Paese: una settimana dopo la divulgazione delle liste, si dimise il governo Forlani, in cui erano presenti vari affiliati alla Loggia.

Nacque il primo governo laico della Repubblica, presieduto da Giovanni Spadolini, venne istituita una commissione parlamentare d'inchiesta sotto la presidenza della deputata Dc Tina Anselmi, il Parlamento promulgò una legge che vietava le associazioni segrete e sciolse la P2. Tutti i capi dei servizi di sicurezza erano coinvolti e furono rimossi.

Ma proprio a causa del livello di infiltrazione della P2, le stesse istituzioni che prendevano provvedimenti erano quelle coinvolte nello scandalo. La logica perversa dei ricatti e delle protezioni incrociate prevalse sulla necessità di “fare pulizia”. Invece di rimettere in discussione il sistema che aveva corrotto lo Stato, si “razionalizzò” il problema: si trattò lo scandalo come un semplice incidente di percorso all'interno di una struttura sana, il dito venne puntato su alcuni membri, i più compromessi o i meno protetti, che divennero il capro espiatorio. Le forze politiche organizzarono la difesa degli esponenti di spicco, l'inchiesta, nata grazie alla magistratura di Milano, venne dirottata su quella di Roma, dove si spense.

Anima della P2 era Licio Gelli, classe 1919: in gioventù fece carte false per collaborare con le camicie nere in Spagna, tornato in Italia divenne ufficiale di collegamento fra il governo fascista e il Terzo Reich. Dopo la guerra, iniziò la carriera di imprenditore, favorendo il successo commerciale della Permaflex, per poi avvicinarsi alla politica e infine alla massoneria.
La Loggia Propaganda Due nacque all'interno della principale comunione massonica del Paese, il Grande Oriente d'Italia di palazzo Giustiniani, forte di 15-20 mila affiliati secondo le stime della Commissione Anselmi, e di stretti legami con la massoneria statunitense. La P2 era la più segreta, cui venivano assegnati d'ufficio i personaggi più potenti, dispensati dalle ritualità massoniche e “iniziati” direttamente dal Grande Maestro. Licio Gelli entrato a Palazzo Giustiniani nel 1965, l'anno successivo fu inserito dal Grande Maestro Giordano Gamberini nella Loggia Propaganda, di cui assunse il controllo anche grazie a una straordinaria attività di proselitismo.
Nel 1969 Palazzo Giustiniani incaricò Gelli di appianare le divisioni con il mondo cattolico e con l'altra grande comunione massonica italiana, quella di piazza del Gesù. Il nuovo Gran Maestro, Lino Salvini, conferì a Gelli ulteriore potere, tanto che nel 1971 la Loggia Propaganda prese il nome di “Raggruppamento Gelli - P2”. Il contesto massonico italiano era più dedito agli affari economici e politici che all'esoterismo e la ricerca della verità tipici del modello massonico inglese. Licio Gelli, con l'impostazione affaristica della P2 e l'ostentazione dei propri successi, suscitò ben presto l'astio delle altre logge. Venne attaccato violentemente per il passato collaborazionismo con i nazisti e per la mancanza di rispetto verso il Gran Maestro, accusato di progettare un colpo di Stato da effettuare grazie ai tanti militari affiliati. Alla fine del 1974 i Maestri Venerabili decretarono la cancellazione della P2, ma Gelli reagì con l'arma preferita, il ricatto, e pochi mesi dopo rifondò la sua loggia.
Gli affari della P2 si concentravano su quattro ambiti: la collocazione degli affiliati nei posti di comando, il sistema delle tangenti, il controllo del credito, l'esportazione di capitali. Partendo da fascicoli riservati del servizio segreto Sitaf, consegnatigli dal colonnello Giovanni Allavena e contenenti informazioni compromettenti su molti uomini politici, Gelli organizzò un sistema di raccolta di informazioni riservate e conseguenti ricatti che si autoalimentava, facendo diventare potenziali vittime, e quindi fedeli collaboratori e informatori, tutti i soggetti coinvolti. Questo processo si sviluppava parallelamente all'inserimento di affiliati alla P2 ai vertici di tutte le strutture di potere italiane. Il controllo dei servizi segreti era totale, il che garantiva, oltre a una protezione eccezionale per Gelli e la sua loggia, un apporto decisivo all'accumulo e gestione delle informazioni riservate.
L'attività finanziaria illecita della P2 si sviluppò grazie all'apporto di Umberto Ortolani, Michele Sindona e Roberto Calvi. Umberto Ortolani favorì lo sviluppo degli affari di Gelli in Sud America e con il Vaticano tramite lo Ior di mons. Marcinkus. Michele Sindona, banchiere siciliano straordinariamente aggressivo, riuscì a legare nello stesso giro d'affari il potere politico, alcuni affaristi legati alla Santa Sede, la massoneria e la mafia. Roberto Calvi venne presentato a Gelli da Sindona e lo sostituì come braccio finanziario della P2 in Italia quando il banchiere siciliano si trasferì negli Stati Uniti per risolvere gravi problemi finanziari e giudiziari. Calvi diventò presidente del Banco Ambrosiano e proseguì la “politica” di Sindona, basata sugli incroci societari, le filiali off shore, la compravendita di “scatole vuote”. Il collasso di questo sistema finanziario corrotto coinvolse Calvi e Sindona in un vortice di processi, ricatti e fughe che si concluse con due morti violente: Calvi nel nel 1982 fu ritrovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, mentre nel 1986 Sindona morì avvelenato da una tazzina di caffè contenente cianuro durante la sorvegliatissima reclusione nel carcere di Voghera.

La P2, risolvendo i problemi di bilancio dell'editore Angelo Rizzoli, ottenne il controllo del Corriere della Sera. Ma Gelli non rinunciò mai alla cosiddetta “stampa gialla”, bollettini indirizzati a pochi destinatari e utilizzati per diffondere notizie riservate e mandare messaggi mirati, solitamente minacciosi, agli interessati. Un caso particolare è rappresentato da Mino Pecorelli, affiliato P2 e direttore di OP (Osservatorio Politico), che iniziò ad agire in proprio e nel 1979 venne ucciso.

Licio Gelli era un massone atipico, il cui rapporto con l'organizzazione era basato sulla strumentalizzazione e il ricatto, e la cui rapidissima carriera fu agevolata da Giordano Gamberini. Fin dall'inizio trovò resistenze all'interno della massoneria, ma i suoi avversari, autoproclamatisi “massoni democratici”, furono espulsi. Il Grande Oriente avallò la degenerazione della Loggia, su cui il giudizio della Commissione Anselmi fa una distinzione: “inconsapevole la base e conniventi i vertici”.

La struttura piramidale prevedeva in effetti che la maggior parte degli affiliati conoscessero solo un settore molto specifico. Come ha rivelato l'inchiesta dei magistrati Turone e Colombo, le trame della P2 si sono incrociate con tutte le stragi e i misteri della strategia della tensione in Italia.
I nomi degli iscritti alla Loggia compaiono sistematicamente nelle indagini da piazza Fontana in poi. Inoltre la Loggia di Gelli aveva in effetti rapporti con mafia siciliana e italoamericana, camorra, 'ndrangheta, banda della Magliana, golpisti, gruppi eversivi. Alla fine del 1976 nuovi processi interni alla massoneria portarono alla sospensione delle attività della P2, provvedimento meramente formale e di comodo: è dimostrata la prosecuzione sostanzialmente inalterata dei rapporti tra la loggia e il Grande Oriente, così come la cooperazione tra Gelli, Salvini e Gamberini.

A 25 anni dallo scioglimento della P2, le perverse dinamiche di potere che l'hanno caratterizzata non sono scomparse, e molti personaggi affiliati alla loggia sono tuttora presenti sulla scena politica ed economica del Paese. Oltre alla famosa tessera 1816 dell'attuale presidente del Consiglio, nelle liste rese pubbliche nel 1981 compaiono i nomi di attuali parlamentari appartenenti a diversi partiti e coalizioni (Fabrizio Cicchitto, Publio Fiori, Enrico Manca, Gustavo Selva), magistrati (Giuseppe Croce), discendenti della famiglia reale (Vittorio Emanuele di Savoia), imprenditori (Angelo Rizzoli, Giancarlo Elia Valori), giornalisti (Roberto Ciuni, Maurizio Costanzo, Massimo Donelli, Roberto Gervaso, Paolo Mosca, Gino Nebiolo).

Lo stesso Licio Gelli, pur giocando un ruolo più marginale, fino a poco tempo fa continuava a ricevere personaggi influenti all'hotel Excelsior di Roma, come ai tempi della P2. Le vicende giudiziarie del “Maestro Venerabile” spesso si sono concluse con un nulla di fatto.
Diverse indicazioni contenute nel suo “Piano di rinascita democratica”, sequestrato alla moglie nel 1982, sono obiettivi raggiunti o perseguiti: concentrazione dei mezzi di informazione, presidenzialismo, separazione delle carriere dei magistrati e sottomissione del Csm al Parlamento. Lo stesso Gelli ha dichiarato più volte che Berlusconi riprende fedelmente il suo “Piano”. Si veda ad esempio l'intervista a Concita De Gregorio (Repubblica, 20 settembre 2003).
Alcune fonti tendono a sminuire il potere e le colpe di Licio Gelli e della P2, sottolineando l'abilità del “Maestro venerabile” nello scoprire in anticipo nomine e promozioni per poi prendersene il merito di fronte all'interessato, e riducendo l'attività della Propaganda Due al sistema delle raccomandazioni o alla semplice mutua assistenza, comune a tutte le logge e ad altri tipi di associazione. Sulla stessa ispezione che ha portato alla scoperta della lista degli affiliati esistono diverse ipotesi: potrebbe essere stata una vendetta organizzata dalle logge rivali che prepararono la lista, incompleta, facendo una selezione accurata delle persone che dovevano essere colpite dallo scandalo.
L'infiltrazione in tutti luoghi di potere e la copertura che ne derivava, i rapporti con la mafia sulle due sponde dell'Atlantico, i reati finanziari e i delitti sono dati accertati. Meno chiaro è l'eventuale appoggio o strumentalizzazione da parte di altri poteri nazionali o stranieri.

Molte analisi, compresa quella della Commissione Anselmi, ritengono Gelli non all'altezza della sua posizione, sottintendendo la presenza di un potere più forte alle sue spalle. Le conclusioni della Commissione Anselmi non hanno prodotto risultati concreti, come ha denunciato recentemente la stessa presidente: “Lo credevo e lo credo. Non penso affatto che il pericolo sia cessato. Gli esponenti della P2 sono, per stessa ammissione di Gelli, molti più di quei mille nomi scarsi che furono trovati negli elenchi sequestrati ad Arezzo e a Castiglion Fibocchi. Molte di queste persone - ha precisato Tina Anselmi - sono insediate in ruoli chiave dello Stato. Hanno fatto carriere brillanti e continuano a farne. Dopo vent'anni sono ancora tutti lì”.
Attualmente Tina Anselmi è restia a rilasciare ancora dichiarazioni in merito alla P2, a causa della copertura di cui Gelli gode ancora oggi, e appurato che gli sforzi da lei compiuti le hanno fruttato solo critiche e denunce. La presidente della commissione d'inchiesta evidenzia comunque ancora oggi lo scandalo della mancata riapertura del caso da parte delle autorità competenti, nonostante la P2 sia una realtà ancora attiva e pericolosa con molti membri ancora alla ribalta, e nonostante la stessa famiglia Gelli dichiari che gli affiliati erano almeno 2000.
Massimo SOLA


Massimo

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