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giovedì 20 novembre 2008

Brunetta, cura te stesso...

Brunetta, per motivi già elencati in altri post, non mi è particolarmente simpatico, perché con operazioni demagogiche vuol fare la parte del moralizzatore, prendendosela solo con i pesci piccoli e imponendo alla Pubblica Amministrazione operazioni inutili e costose, alla faccia della lotta agli sprechi. Se poi la morale e il rigore valgono solo per gli altri...

Il ministro anti-fannulloni ieri sera ha insinuato un dubbio: è così più pieno di sé da superare addiritura un maestro della categoria, il premier? Non si spiega altrimenti l'aggressività mostrata nei confronti di Mentana, che lo aveva presentato come il ministro più popolare, ma evidentemente era reo di lesa maestà per aver mostrato un video in cui due ragazzi di Napoli lo chiamavano fannullone, non si spiega altrimenti.
Tra l'altro, i due giovani non erano violenti estremisti, solo due studenti che - a torto o a ragione - lo chiamavano fannullone, facendogli notare che fare il ministro andando a spasso è facile, e i primi soldi da recuperare sono quelli dati ai parlamentari. Dopo 5 secondi di sorriso, in cui sembrava in grado di dare una risposta spiritosa, il ministro ha cercato di cogliere i due giovani in castagna, sperando di sentirsi rispondere che erano fuori corso, e fatto allusioni all'orecchino di uno dei due (il monile forse non dà diritto di parlare o è segno inequivocabile di fannulloneria, o di comunismo conclamato?)



Nei giorni precedenti, eccezionale il riferimento ai fannulloni che secondo lui sarebbero più diffusi a sinistra: "il Paese delle rendite e dei poteri forti, e quello dei fannulloni, che spesso stanno a sinistra»; la dichiarazione, senz'altro gradita al premier ma molto discutibile, è stata poi stemperata sostenendo che "una certa sinistra sindacale ha sempre difeso, per motivi ideologici, i fannulloni". Forse non solo la sinistra, ma questo è un altro discorso.

Due recenti articoli dell'Espresso, per quanto possano essere faziosi, alimentano le perplessità nei confronti del sedicente "anti-fannulloni".

Che furbetto quel Brunetta incomincia con una scena curiosa:

"La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell'università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata. La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: 'Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro". Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis'".

Prima di raccontare di come il ministro, non riuscendo a diventare professore universitario con i concorsi nazionali, abbia scelto la scorciatoia della trasferta a Teramo per sfruttare "la via locale", l'articolo riferisce dell'assenteismo di Brunetta da europarlamentare e prima ancora come consigliere comunale. Al Parlamento Europeo il "nemico dei fannulloni" ha "brillato" con un 57% di presenze (pare che gli europarlamentari cerchino di non scendere sotto il 50% di presenze per evitare la decurtazione dell'indennità per le spese generali). Anche la sua produttività, in aula e commissione, pare non sia stata eccezionale: in dieci anni ha compilato solo due relazioni, l'ultima nel 2000, poi fino al 2008 solo interrogazioni scritte, prassi ritenuta poco impegnativa dagli stessi addetti ai lavori. Peggio ancora il ruolino di marcia da consigliere comunale a Venezia: capo dell'opposizione dal 2000 al 2005, Brunetta detiene il record, con 87 presenze su 208 sedute, il peggiore fra tutti i 47 consiglieri veneziani.

Il "grande moralizzatore" alla fine degli anni '80 ha ottenuto un appartamento dall'Inpdai, l'ente pubblico che dovrebbe sfruttare il suo patrimonio immobiliare per garantire le pensioni ai dirigenti delle aziende. Inquilino per più di 15 anni con canone che non ha mai superato i 350 euro al mese, nel novembre 2005 ha approfittato della cessione del patrimonio degli enti e ha comprato insieme agli altri inquilini, ottenendo uno sconto superiore al 40 per cento sul valore di stima. Con 113 mila euro il nostro eroe ha acquistato una casa di 4 vani catastali, vista sulle rovine di Roma e il parco dell'Appia antica. Valore di mercato: circa mezzo milione di euro.

Lo "Special one" del governo ha anche comprato un rudere sulla costiera amalfitana, trasformandolo in villa. 'L'espresso' ha scoperto che Brunetta ha comprato due proprietà distinte per complessivi sette vani catastali, per poi far partire i lavori di restauro: si è materializzata una villetta su tre livelli, 172 metri quadrati più dependance, rifiniture in pietra e sauna in costruzione. Mentre il rudere si è trasformato in villa di pregio, e i vani da 7 sono diventati 12 e mezzo, per il catasto l'alloggio è passato da civile a popolare. Come è stato possibile? "Diversa distribuzione degli spazi interni", secondo la documentazione.
Ancora dall'Espresso:

"La proprietaria precedente del piano inferiore, ricorda con un po' di malinconia: "La mia casa era composta di due stanzette, al massimo saranno stati 40 metri quadrati e sopra c'era un altro appartamento (che misurava 80 metri catastali, ndr) in rovina. So che ora il Comune di Ravello sta costruendo una strada che passerà vicino all'abitazione del ministro. Io non avrei venduto nulla se l'avessero fatta prima...". A rappresentare Brunetta nell'atto di acquisto della dépendance nel 2005 è stato il geometra Nicola Fiore, che aveva seguito in precedenza anche le pratiche urbanistiche. Fiore era all'epoca assessore al Bilancio del comune, guidato dal sindaco Secondo Amalfitano, del Partito democratico. I rapporti con il primo cittadino è ottimo: Brunetta entra nella Fondazione Ravello. E quest'anno, dopo le elezioni, Amalfitano fa il salto della barricata, entra nel Pdl e lascia la Costiera per Roma dove viene nominato suo consigliere ministeriale."

Il settimanale riporta la dichiarazione del deputato Giovanni Bachelet (PD), secondo cui Brunetta - che si vanta di essere uno dei migliori economisti d'Italia se non d'Europa - "è diventato professore non con un vero concorso, bensì approfittando di una 'grande sanatoria' per i precari che gravitavano nell'università". Una definizione contestata dal ministro, che replica: "avevo già tutti i titoli".

"Nel mondo della ricerca esistono diverse banche dati per valutare il lavoro di uno studioso. Oggi Brunetta si trova in buona posizione su quella Econlit, che misura il numero delle pubblicazioni rilevanti: 30, più della media dei suoi colleghi. La musica cambia se si guarda l'indice Isi-Thompson, quello che calcola le citazioni che un autore ha ottenuto in lavori successivi: una misura indiretta e certo non infallibile della qualità di una pubblicazione, ma che permette di farsi un'idea sull'importanza di un docente. L'indice di citazioni di Brunetta è fermo sullo zero" .

Il mondo accademico non ha mai amato più di tanto il ministro: "L'università ha sempre visto in lui il politico, non lo scienziato", ricorda l'ex rettore dello Iuav di Venezia, Marino Folin. L'articolo approfondisce il tortuoso percorso necessario per diventare professore ordinario:

"Nel 1991, da professore associato, riesce a trasferirsi all'Università di Tor Vergata. In attesa del Nobel, tenta almeno di diventare professore ordinario partecipando al concorso nazionale del 1992. In un primo momento viene inserito tra i 17 vincitori. Ma un commissario, Bruno Sitzia, rimette tutto in discussione. Scrive una lettera e, senza riferirsi a Brunetta, denuncia la lottizzazione e la poca trasparenza dei criteri di selezione. "Si discusse anche di Brunetta, e ci furono delle obiezioni", ricorda un commissario che chiede l'anonimato: "La situazione era curiosa: la maggioranza del collegio era favorevole a includere l'attuale ministro, ma non per i suoi meriti, bensì perché era stato trovato l'accordo che faceva contenti tutti. Comunque c'erano candidati peggiori di lui". Il braccio di ferro durò mesi, poi il presidente si dimise. E la nuova commissione escluse Brunetta. Il professore 'migliore d'Europa' viene bocciato. Un'umiliazione insopportabile. Così fa ricorso al Tar, che gli dà torto. Poi si appella al Consiglio di Stato, ma poco prima della decisione si ritira in buon ordine. Nel 1999 era riuscito infatti a trovare una strada per salire sulla cattedra. Un lungo giro che valica l'Appennino e si arrampica alle pendici del Gran Sasso, ma che si rivela proficuo.
È a Teramo che ottiene infine il riconoscimento: l'alfiere della meritocrazia, bocciato al concorso nazionale, riesce a conquistare il titolo di ordinario grazie all'introduzione dei più facili concorsi locali. Nel 1999 partecipa al bando di Teramo, la terza università d'Abruzzo. Il posto è uno solo ma vengono designati tre vincitori. La cattedra va al candidato del luogo ma anche gli altri due ottengono 'l'idoneità'. Brunetta è uno dei due e torna a Tor Vergata con la promozione. Un'ultima nota. A leggere le carte del concorso, fino al 2000 Brunetta 'è professore associato a Tor Vergata'. La stranezza è che il curriculum ufficiale - pubblicato sul sito della facoltà del ministro - lo definisce 'professore ordinario dal 1996'. Quattro anni prima: errore materiale o un nuovo eccesso di ego del Nobel mancato?"

Sintetizzo infine il contenuto di "La casta brunetta"
Renato Brunetta ha chiesto alla prefettura di Venezia di mettergli a disposizione un ufficio per gli incontri e riunioni istituzionali. Non in occasione di una sua visita in città come membro di governo, ma un alloggiamento di rappresentanza stabile, proprio dove ha il suo feudo elettorale. La prefettura, ufficio territoriale del governo, non ha potuto disobbedire, e gli ha concesso un bell'ufficio spazioso con vista sul Canal Grande, nel rinascimentale palazzo Ca' Corner. E' insorta persino la Lega: "Se aveva bisogno di un ufficio poteva aprirselo a casa sua. Un comportamento da casta". Insomma, le regole della pubblica amministrazione valgono per tutti i dipendenti pubblici, un po' meno per il ministro.


Massimo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Heilà Doc, Lei, al solito, fa della facile demagogia su una personcina ke ha l'unico torto di ergersi contro un sistema immorale e corrotto...Nemo propheta, come già accadde a Savonarola, del resto...E infatti molti si augurano ke ne segua le sorti (nn io ovviamente, in quanto ho testè seguito un corso antincendio)...E voi trinariciuti a dargli addosso solo perkè, stante l'autoevidente equazione brunettiana, siete delle plandre al soldo dei poteri forti e degli interessi costituiti,come Gigi, l'edicolante di Corso Venezia e Darla Always, la signorina kon la barba di tre giorni ke sta sempre all'angolo di Via Ormea senza apparente motivo...A parte le mie belinate, kome va Doc? Mi garberebbe far un blog su musika (rock e suoi derivati, of course) e cultura underground...solo ke son abbastanza ignorante in materia informatica; accetto di buon grado consigli...Respekt, caro Solaurus.

Massimo Sola ha detto...

Ehila GL, che onore.
Molto gustosi i personaggi che hai pennellato.
Per quanto riguarda il blog, in realtà è tecnicamente molto semplice (finchè non carichi il modello in modo barocco, come alla fine ho fatto io...). L'impostazione e la pubblicazione dei post è abbastanza user-friendly.
Vai su blogger.com, registrati e prova. Se hai dubbi, chiedi e ti sarà risposto... ciao!

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