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venerdì 11 aprile 2008

Come funziona il porcellum

Giustamente l'amico Diego chiede le considerazioni sulla legge elettorale promesse su queste pagine virtuali. Come i più attenti lettori avranno notato, in questi giorni il tempo manca. E tra due giorni si vota. Perciò provvedo con un rapida sintesi di un interessante articolo del Manifesto (sottolineo gli sbarramenti che sono una delle parti più ostiche, e aggiungo qualche commento in nero):

"Per i cittadini, il «porcellum» è la peggiore legge elettorale possibile. Per i partiti, invece, è una manna dal cielo". "Tecnicamente il «porcellum» è una legge proporzionale con il premio di maggioranza, garantisce cioè una governabilità certa almeno alla camera. E’ bene ricordare che l’Italia è l’unico paese al mondo a usare il sistema del premio a livello nazionale"

Eppure la follia del premio regionale di fatto annulla premio, rendendo il Paese ingovernabile, così come voleva il Polo alla vigilia della prevista sconfitta del 2006

"Questa legge elettorale è una somma di tre sistemi di elezione molto diversi tra loro: uno per la camera dei deputati, un altro per il senato della Repubblica e un altro ancora per gli italiani all’estero. Ogni partito [...]dovrà depositare il proprio simbolo e programma elettorale dichiarando
[...] proprio «capo della coalizione» [...] e l’eventuale alleanza (collegamento) ad altri partiti. Sulla scheda elettorale i simboli di partito coalizzati tra loro sono messi su un’unica riga"

Visto il fac-simile delle schede, non mi pare di vedere questa gran confusione: direi che ci sono meno liste dell'altra volta, e sono tutte separate da uno spazio, tranne quelle coalizzate. E poi, il Ministero dell'Interno ha applicato la legge firmata da chi si sta lamentando...



"L’elettore fa una sola croce sul simbolo prescelto. I voti alla coalizione sono la pura somma dei partiti che ne fanno parte. La camera dei deputati. Il sistema garantisce alla prima coalizione di partiti a livello nazionale (con l’esclusione della Val d’Aosta e degli italiani all’estero) almeno 340 deputati, cioè il 54% dei seggi (premio di maggioranza del 4%). Tutti gli altri si dividono proporzionalmente i 277 deputati restanti. Va da sé che se il vincente supera il 54% dei voti mantiene i seggi in più. Dei 13 seggi rimanenti uno va alla Val d’Aosta e 12 agli italiani all’estero, che votano con regole proprie. Paradossalmente è una legge più maggioritaria del «Mattarellum»: chi vince anche per un solo voto prende il 54% dei seggi. Nel 2006 l’Unione ha vinto per 24mila voti.
Le soglie di sbarramento. A Montecitorio sono tre gli ostacoli da superare. 1) le coalizioni (es: la Cdl) devono superare il 10% dei voti; 2) le liste singole (es. Pd o Sinistra) devono superare il 4% dei voti; 3) i partiti collegati in coalizione (es: la Lega) devono superare il 2% dei voti. In quest’ultimo caso la legge prevede perfino il ripescaggio del miglior partito sotto il 2% (es: l’Udeur). I seggi in premio vengono distribuiti proporzionalmente nella coalizione vincente"

Per chiarire: le coalizioni sono i gruppi di liste che sostengono lo stesso candidato premier; probabilmente il PD è indicato come lista singola perché al momento dell'articolo (16 febbraio) Italia dei Valori non si era ancora coalizzata con Veltroni.

"Il Senato della Repubblica. Il sistema è simile a quello della camera ma con un’eccezione decisiva. In ossequio alla Costituzione, il premio di maggioranza (a palazzo Madama del 5% e non del 4%) non è attribuito a livello nazionale ma a chi arriva primo nelle singole regioni. Meglio, in 17 di esse, perché c’è un sistema a parte in Molise, Trentino-Alto Adige e Val d’Aosta. Si tratta in sostanza di una sorta di «lotteria elettorale» basata su 17 premi regionali diversi.
Le soglie di sbarramento. Al senato sono molto più alte: il 20% per le coalizioni; l’8% per i singoli partiti; il 3% per i partiti coalizzati. Ecco spiegato perché almeno al senato la Sinistra arcobaleno non potrà mai presentarsi con i quattro simboli di partito: come coalizione dovrebbe raccogliere il voto di un italiano su cinque.
Gli italiani all’estero. Nel 2006 erano 2.700mila. Devono decidere se votare per corrispondenza o nell’ultimo comune italiano di residenza per eleggere 6 senatori e 12 deputati in quattro zone (Europa, Nord America, Sud America, resto del mondo). I seggi sono distribuiti con un proporzionale puro (quoziente naturale e più alti resti). A differenza che in Italia sono ammesse le preferenze"

Infine gli aspetti che rendono antidemocratico e incostituzionale il porcellum: oltre alle famigerate liste bloccate che tolgono la scelta del candidato all'elettore per consegnarla al partito, ci sono le candidature plurime che "completano" questa delega malsana attraverso il meccanismo delle rinunce mirate a posteriori, e infine l'abolizione del sorteggio degli scrutatori, i quali vengono ora nominati - indovinate un po'? - dai partiti, anche se i giornali l'hanno scoperto con soli 2 anni di ritardo.


"Le «liste bloccate». I cittadini non scelgono chi li rappresenta ma votano solo il partito che preferiscono. Gli eletti perciò sono predeterminati dall’alto secondo l’ordine di presentazione nelle liste. Il risultato è che i candidati non fanno campagna elettorale nel territorio durante il voto ma prima del voto solo dentro i rispettivi partiti. Le loro capacità di mobilitazione sono irrilevanti: chi finisce in fondo alla lista è come se non esistesse, e chi è in cima anche se non è apprezzato sarà comunque eletto. La nomina degli scrutatori. Una novità molto sottovalutata del «porcellum» è l’abolizione del sorteggio degli scrutatori. Dal 2006 essi sono nominati direttamente dai sindaci. E a proposito dei vecchi sospetti su brogli elettorali non è una scelta incoraggiante. Le «candidature plurime». Ad aggravare il quadro, la legge consente a chiunque di candidarsi dappertutto (o alla camera o al senato). Come si ricorderà, Berlusconi o Bertinotti, per fare due esempi, nel 2006 si sono candidati in tutte le circoscrizioni della camera. Va da sé che sono stati eletti dappertutto e, come plurieletti, hanno potuto decidere dopo il voto chi fossero gli eletti al loro posto. Alla camera il 40% dei deputati deve la sua poltrona solo all’opzione finale dei vari leader: 38 deputati ne hanno incoronati quasi 250. Numeri che non cambiano a palazzo Madama: 22 plurieletti hanno scelto più di 50 senatori. Non c’è differenza tra ex Unione ed ex Cdl: entrambi i poli hanno usato questo sistema per oltre 150 parlamentari ciascuno. Con questi numeri, non è esagerato dire come fa Roberto D’Alimonte in un suo saggio recente sulle elezioni 2006 («Proporzionale ma non solo», Il mulino 2007): «Siamo diventati l’unico paese occidentale con un parlamento direttamente nominato dai partiti, prima delle elezioni grazie al meccanismo delle liste bloccate e dopo le elezioni dalle scelte dei leader grazie alle candidature plurime»".

Aggiungerei che l'eliminazione dei collegi elettorali ha eliminato quel po' di contatto che i candidati e i parlamentari più volenterosi mantenevano con il territorio (posto che anche con l'uninominale la scelta dell'elettore si limitava in definitiva al partito).
Ho scelto l'articolo del Manifesto perché lo ritenevo appunto interessante e abbastanza completo. A proposito di Manifesto: quando le ali estreme (e quindi anche la sinistra arcobaleno) sostengono di togliere voti agli avversari storici anziché ai "vicini" o agli ex alleati, il ragionamento mi pare un po' kafkiano, anche se comprendo il tentativo di ribattere alla retorica del "voto utile". (La) Sinistra (l') Arcobaleno toglierà voti al PD (uno sarà indeciso tra Bertinotti e Veltroni, mica tra Bertinotti e Berlusconi), e la Santanchè al PDL, non al PD come sostiene lei (o mi vogliono far credere che ci sono elettori fascisti tentati da Veltroni?).




Massimo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Thank you. Intanto io ho votato da una settimana, e aspetto i risultati. Leggero' la spiegazione al mio ritorno, serata bowling oblige (tra l'atro con importanti personaggi del consolato... vediamo se riesco ad avere info interessanti).

DID 77

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