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sabato 14 aprile 2007

Stop the spot

Segnalo la campagna di Altreconomia che chiede di regolamentare e limitare la pubblicità dell'acqua in bottiglia. Ecco il testo del volantino, che potete scaricare qui:

"Mettiamola fuori legge. La pubblicità, non l'acqua in bottiglia. Noi italiani siamo i più grandi consumatori di acqua in bottiglia. Mezzo litro a testa, ogni giorno. È un bisogno indotto dalla pubblicità: le aziende investono 379 milioni di euro l’anno in spot tv, giornali e radio. Lanciamo una proposta: regolamentiamo la pubblicità dell’acqua in bottiglia. Fa concorrenza sleale a quella distribuita dagli acquedotti, ch
e è buona, controllata, comoda (arriva in casa) e poco costosa.
FARE A MENO DELLA PUBBLICITÀ In Italia le acque minerali sono uno dei maggiori investitori pubblicitari, un protagonista assoluto del mercato: 379 milioni di euro spesi nel 2005 per convincerci a comperare 'l’acqua da bere'. Ma perché tanto sforzo? E da dove vengono tutti questi soldi? Non si investe così tanto, per esempio, per un altro bene di largo consumo, la benzina. Il fatto è che la benzina non ha bisogno di essere pubblicizzata perché non ha alternative; l’acqua in bottiglia invece sì, ha un concorrente formidabile che è l’acqua degli acquedotti: buona (poche le eccezioni), controllata (più dell’acqua in bottiglia, come hanno dimostrato diverse inchieste), comoda (arriva in casa), e poco costosa. Se le acque minerali non fossero sostenute da una pubblicità martellante, nessuno o pochi sentirebbero il bisogno di comperarle. In vent’anni i consumi di acqua in bottiglia nel nostro Paese sono triplicati (e così le bottiglie di plastica, e i viaggi dei camion su e giù per il Paese, perché la Ferrarelle o la Boario mica l’imbottigliano sotto casa). Finirà che nessuno più berrà l’acqua del rubinetto. Di fatto l’acqua in bottiglia fa concorrenza a un bene comune come ha riconosciuto anche l’Antitrust nel 2004 nel caso “Mineracqua contro Acea”.
Senza pensare di ridurre la libertà di produrre e vendere acqua minerale, non si potrebbe invece legittimamente pensare di limitarne l’invadenza pubblicitaria? C’è almeno un caso simile in cui non si può fare pubblicità di prodotti pur buoni: in quasi tutto il mondo è vietato promuovere latte in polvere per la prima infanzia (e ad altri prodotti di questo genere) perché fa concorrenza all’allattamento al seno che è riconosciuto come “un bene primario”. Per difendere l’acqua degli acquedotti (buona, controllata, comoda e poco costosa) e garantirle un futuro forse è necessario limitare l’invadenza pubblicitaria delle acque minerali. 'Mettiamola fuori legge. La pubblicità, non l’acqua minerale'. VOI CHE NE DITE?"

I controlli e la qualità sugli acquedotti superano quelli dell'acqua in bottiglia, i costi sono ovviamente minori, l'inquinamento per l'im
bottigliamento e il trasporto delle bottiglie è considerevole e potrebbe essere evitato. Bere l'acqua del rubinetto elimina, oltre all'acquisto, anche il trasporto delle bottiglie dal punto vendita a casa propria.
Per rendere ancora più appetibile l'acqua del rubinetto, e
sistono filtri i cui costi vengono ammortizzati abbastanza velocemente.



Qui potete avere altre informazioni e lasciare un commento, mentre qui potete firmare l'appello.





Massimo

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