Qualche giorno fa ha scatenato molte polemiche il post a doppia firma di Grillo e Casaleggio, in
merito all'emendamento "non ortodosso" dei due parlamentari M5S: dalle parole dei due leader emerge una netta svolta a destra del monumento. Ma non mancano altri elementi discutibili: i due
guru ammettono candidamente l'impostazione "marketing" del partito, e - a
mio modesto avviso - lasciano intuire una composizione prevalentemente
intollerante (fascistoide?) dell'elettorato:
«Il M5S - ricordano Grillo e Casaleggio - non è nato per creare dei
dottor Stranamore in Parlamento senza controllo. Se durante le elezioni
politiche avessimoproposto l'abolizione del reato di clandestinità,
presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran
Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da
prefisso telefonico».
Giovedì Michele Santoro ha ricordato che Grillo
non fa le sparate a caso, ma "sente" l'umore della gente che incontra,
per poi tirare fuori esternazioni che non sono magari "lontane" dagli
attivisti, ma vicine al potenziale elettorato. Lo stesso Santoro per una
volta è stato anche poco pro-grillo:
nell'editoriale ha attaccato Beppe, rinfacciandogli di essere contrario
al dibattito e favorevole a un vincolo di mandato negato dalla
Costituzione, infine
"Hai detto ai tuoi che se in
campagna elettorale aveste premuto il tasto del via libera
all'immigrazione, alle urne avreste ottenuto percentuali da zero
virgola. Auguri per le prossime, allora, di elezioni, magari
con la pena di morte".
"Grillo ha dimostrato in febbraio di essere un eccezionale rabdomante
del consenso elettorale. Ma oggi ha compreso qualcosa di ancor più
importante, e cioè che quel consenso non si mantiene con la semplice ed
estenuante ripetizione di slogan sempre uguali a se stessi. Specie
quando non si riesce a incidere sulle politiche pubbliche. La relativa
erosione del voto al M5S, che nei sondaggi ha perso 6-7 punti rispetto
al dato delle urne, si spiega forse così: i Cinque Stelle appaiono come
litigiosi e parolai, ottengono poco e si ripetono. Quindi il leader
carismatico – ecco il secondo punto – non a caso cerca nuovi terreni di
espansione. Uno lo ha individuato nel "no" all'abolizione del reato di
immigrazione clandestina. Si può capire la logica. Il tema è un cavallo
di battaglia della sinistra. C'è stata la tragedia di Lampedusa che ha
riacceso le emozioni dopo un lungo periodo d'indifferenza e non c'è da
stupirsi che a Grillo appaia un errore
politico-mediatico l'appiattirsi
dei Cinque Stelle dietro la maggioranza "buonista" che si è palesata in
Senato. Del resto, l'impronta del movimento grillino ha poco in comune
con quel mondo. In febbraio il M5S ha raccolto tanti consensi anche fra
gli ex elettori di una sinistra frastornata. Ma oggi – dopo i varchi
aperti nel Pdl – è a destra che si può ottenere di più ed è con
quell'elettorato che in fondo il movimento trova maggiori sintonie.Come
ha detto Casaleggio, l'alter ego del leader, «se in campagna
elettorale avessimo parlato di abolire il reato di clandestinità avremmo
raccolto lo zero virgola». Un argomento che potrebbe essere usato da
Maroni quando si rivolge ai leghisti.
Massimo
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