Il bar Italia di via Veglia 59/a, poco oltre Città Giardino, "patria" di questo blog, era diventato tristemente famoso perchè due anni fa l'inchiesta "Minotauro" rivelò la sua natura di quartier generale della 'ndrangheta nel territorio torinese, punto
centrale per i rapporti tra la politica e la criminalità organizzata. Il locale viene citato 373 volte nell’ordinanza di arresto dei boss proprietario, Giuseppe Catalano, morto suicida lo scorso
anno.
Ironicamente, a pochi metri dal bar c'è la Stazione di Polizia, e a due passi la Caserma dei Carabinieri di via Guido Reni: una zona fortemente presidiata da caserme e Forze dell'Ordine. Il locale è stato confiscato e affidato alle cure di Libera, l'associazione di don Ciotti contro le mafie. Ieri è rinato, con l'inaugurazione del bar "Italia Libera".
Una festa per tutta la zona, e per chi crede in un mondo senza mafie. All'inagurazione hanno partecipato don Ciotti, molti dirigenti di polizia e carabinieri, tanti abitanti della zona e attivisti di Libera, il sempre presente Gianpiero Leo (consigliere regionale PDL) e il deputato PD Davide Mattiello, fondatore di Acmos.
Don Ciotti ha dichiarato: “Questa riapertura è un segno di cambiamento. Qui
dentro si facevano incontri, strategie. Era un posto dove la mafia
offriva un caffè, ma nascondeva affari e violenza. Il paradosso è che il
bar sorge a due passi da polizia e carabinieri. Qualcuno ancora nega che qui la criminalità
organizzata sia un problema, ma le mafie hanno la testa al sud e gli
affari al nord. Non dobbiamo scordare il lavoro della procura di Torino
con l’operazione Minotauro. Soprattutto a 30 anni dall’uccisione di
Bruno Caccia. Spero che questo posto sia un luogo di ristoro non soltanto per il
palato, ma anche per le coscienze''. Speriamo. Grazie don Ciotti.
Massimo
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